domenica 14 dicembre 2014

Fattoria Selvapiana, "l'anima" del Chianti Rufina, il più alto tra i Chianti

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In occasione della manifestazione Mercato dei Vini tenutosi a Piacenza ed organizzato dalla FIVI (Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti), ci siamo imbattuti, non a caso, in una degustazione verticale imperdibile, quella del Chianti Rufina Riserva di Fattoria Selvapiana.
La zona del Chianti Rufina, la più piccola sottozona del Chianti, si estende per circa 12.000ha vitati sui territori di cinque comuni: Dicomano, Londa, Rufina, Pelago e Pontassieve, lungo il corso dell'omonimo fiume che ne contraddistingue la denominazione.

                                                  La zona del Chianti Rufina

Il terroir della Rufina è fortemente influenzato dalla vicinanza dell'appennino, che separa questo territorio dalla Romagna e che accresce la discordanza con la zona del Chianti Classico, sia dal punto di vista climatico, sia da quello pedologico. Infatti il clima della zona è abbastanza fresco, l'esposizione dei vigneti è quasi tutta rivolta a mezzogiorno, mentre l'altitudine varia tra i 250 e i 600 m s.l.m. Questo garantisce una maturazione elegante delle uve, donando vini di buona concentrazione, struttura e di grande longevità. I suoli sono mediamente poveri, ricchi di sassi ed in parte argillosi, con buona presenza di galestro e albarese. Quindi sommariamente simili a quelli della zona Classica del Chianti, ma più profondi (fino a 150/200cm) con minore capacità drenante ed un pH più contenuto.

                                               Fattoria Selvapiana vista dall'alto

Dopo aver fatto una doverosa introduzione al territorio, iniziamo a parlare di Fattoria Selvapiana. La struttura ove è ubicata l'azienda era già presente nel Medioevo ed il fulcro aziendale era costituito da due torri, probabilmente utilizzate come avvistamento a protezione della città di Firenze. Successivamente, in particolare nel periodo Rinascimentale, le torri furono integrate in edifici aggiunti. Questo luogo, inoltre, fu per molto tempo utilizzato come residenza di villeggiatura dei vescovi fiorentini. In seguito appartenne a famiglie di ricchi mercanti fiorentini ed infine, nel 1827, fu acquistata da Michele Giuntini Selvapiana. Si sono succedute varie generazioni di Giuntini, ma fu Francesco Giuntini Antinori la persona capace di ridare prestigio qualitativo non solo alla sua azienda, ma all'intera denominazione del Chianti Rufina. Prestigio di cui quest'area godeva fin dal 1716, anno in cui Cosimo III de' Medici emanava un decreto che annoverava i vini di questa zona tra i migliori della Toscana.

                                                       Fattoria Selvapiana

Francesco Giuntini, a metà degli anni '50, impostò Fattoria Selvapiana, dal punto di vista produttivo, sulla coltivazione di olio e vino ed oggi tale progetto viene portato avanti dai figli Federico e Silvia.
Il 1978 fu un anno molto importante, perché segnò  l'inizio della collaborazione tra Selvapiana e l'enologo Franco Bernabei, eccellente professionista e grande conoscitore del Sangiovese.
Fiore all'occhiello di questa magnifica realtà è il vigneto "Bucerchiale" autentico cru, da cui nasce l'omonima Riserva. Si estende per circa 12 ha, interamente dedicati al Sangiovese; le piante appartengono ad una rigida selezione massale, che Francesco negli anni '60 circa, selezionò da viti prefillossere, abbracciate a tutori vivi.
La verticale, a cui abbiamo avuto la fortuna di partecipare, ha messo in evidenza le varie epoche di produzione di questa riserva, partendo da 1969 fino ad arrivare al 2009.


                                                                 1969 - 1978

Chianti Rufina Riserva 1969 : quest'annata nasce da un Sangiovese non in purezza, ma con piccole percentuali di vitigni a bacca bianca. La fermentazione è avvenuta spontaneamente senza alcun controllo delle temperature in tini di cemento, mentre l'invecchiamento è stato effettuato in grandi botti di castagno ( le sole utilizzate a quell'epoca) per 5/6 anni. Il vino si presenta di color aranciato dalle belle trasparenze unite ad una buona luminosità, inizialmente un po' ritroso nello svelarsi, ma una volta ossigenato ha mostrato buona dinamicità nella successione dei profumi. Cenni di grafite, cuoio, caffè, sottobosco ed una soffusa nota vegetale. Evolve con profumi di scorza d'arancia, preludio ad un assaggio ancora tagliente e grintoso, giocato più su acidità e sapidità che sul tannino, il quale risulta tenue e vellutato. Un vino che nonostante i suoi 45 anni regala ancora un sorso intrigante, leggiadro e gustoso dotato di notevole eleganza. Incredibile longevità !!!!!
Chianti Rufina riserva 1978 : come precedentemente enunciato, in quest'annata Franco Bernabei fa il suo ingresso in azienda, iniziano i primi step migliorativi, quali ad esempio: utilizzo del Sangiovese in purezza per la riserva, controllo delle temperature di fermentazione. Vino dal colore rosso granato con riflessi aranciati, sempre di bella luminosità, il naso è giocato sempre su note terziarie in cui si fa strada un bel frutto maturo. Sempre una bocca molto elegante giocata su una freschezza acido/sapida e buona persistenza retrolfattiva.


                                                                   1980 - 1993

Chianti Rufina Riserva 1980 :  fantastica bottiglia, di un bel rosso granato dalle trasparenti sfumature aranciate, luminosità sempre ben accentuata mentre al naso apre su note minerali ed ematiche unite ad un bel frutto maturo, evolve con accenni di radice di liquerizia, cacao ed erbe officinali di natura balsamica. Bocca sempre tesa giocata su una freschezza acido/sapida prerogativa di questo terroir con un tannino sempre molto garbato in sottofondo. Di notevole persistenza retrolfattiva oltreche' elegante. 
Chianti Rufina Riserva 1993 : annata non al top, anche il sorso ce lo rivela......ancora gradevole ma senza regalarci particolari emozioni. Naso più statico rispetto agli altri, acidità meno accentuata a cospetto di un tannino più pronunciato, non particolarmente persistente in retrolfattiva.

                                                              Mg 2009

Chianti Rufina Riserva Bucerchiale 2009 Mg : il vino si presenta di un bel color rosso rubino di buona intensità, mentre il naso è giocato su note fruttate e floreali, anche se la nota alcolica abbastanza accentuata copre un po' i profumi ( sicuramente figlio di un'epoca molto diversa rispetto a quelle precedenti). In bocca mostra potenza ed una certa aggressività, il legno ancora ben percettibile ha bisogno di tempo per potersi amalgamare. Ancora molto giovane!!! serviranno altri 6/7 anni per poter dimostrare le  sue potenzialità. 



Nota generale su questa magnifica ed interessante degustazione: unico filo conduttore (2009 a parte, andrà valutato nel tempo) vini incredibilmente longevi dal tannino sussurrato, acidità vibrante, buona sapidità, ne consegue una notevole eleganza ed una buona persistenza.

Concludendo possiamo tranquillamente affermare, senza paura di essere smentiti che, Fattoria Selvapiana è una di quelle aziende nelle quali il senso della storia non viene spavaldamente esibito, ma garbatamente si svela attraverso i suoi vini. Azienda in cui il concetto di terroir e di potenziale evolutivo non sono solo intenzioni espresse, ma prove tangibili della storia vitivinicola. Luogo immune dalle mode, per questo punto di riferimento per chi cerca nei vini "l'anima del territorio" in cui vengono prodotti.......quindi in grande sintonia con la filosofia dei Vignaioli Indipendenti.









mercoledì 3 dicembre 2014

Alto Piemonte....piccolo produttore grandi vini!!! il Boca di CastelloConti..... Maggiora (NO)

                                    
                                                                  Castello Conti

Le Cantine del Castello Conti sono situate a Maggiora (NO) nel cuore della D.O.C. Boca. Nascono nel 1963 per merito di Ermanno Conti, che caparbiamente ha portato avanti la tradizione vitivinicola famigliare, con la filosofia di produrre un vino di grande qualità e da lungo invecchiamento come il Boca, anche in un periodo storico in cui il mercato richiedeva prodotti meno esigenti e più immediati. 
Così facendo le Cantine Conti sono diventate una memoria storica di questo territorio. Nonostante Ermanno abbia avuto tre figlie femmine, che hanno seguito inizialmente percorsi formativi differenti, dal 2006 le tre sorelle si sono riunite per proseguire il lavoro che il padre e la madre con tanta fatica e impegno, avevano portato avanti.

        
                                                                  Le sorelle Conti

Elena, Anna e Paola Conti hanno avviato un progetto culturale, atto a sviluppare creatività, sperimentazione e ricerca, facendo convergere la valorizzazione del vino con iniziative artistiche. L'etichetta che simboleggia tale progetto è "il rosso delle donne", disegno creato dall'artista Veneziano Oreste Sabadin.

                                             
                                                              Il rosso delle donne

Le vigne di Castello Conti appartengono a due appezzamenti separati (in totale 1ha): uno in località Motto Grande, l'altro a Cappelle. Sono state impiantate da Ermanno all'inizio degli anni '70, su terreni di porfido di origine vulcanica. I vitigni presenti sono Nebbiolo, Vespolina e Uva Rara (Bonarda Novarese). In percentuali differenti costituiscono la composizione ampelografica del Boca, d.o.c. nata nel 1969, la quale prevede appunto il Nebbiolo, qui chiamato spanna, tra il 70 e il 90%, mentre la Vespolina e l'Uva Rara possono concorrere da sole o congiuntamente dal 10 al 30%. È previsto un periodo di invecchiamento minimo di tre anni, dei quali due in botti di rovere o castagno.

        
        

                                      Il territorio della d.o.c. Boca interessa i comuni di :
                                     Boca, Maggiora, Cavallirio, Prato Sesia, Grignasco

Nel territorio del Boca, contrariamente ad altre regioni vitivinicole il bosco ha occupato le zone che una volta erano vigneti, questo perché nel dopoguerra l'industria più redditizia ha chiamato a se, molti viticoltori, con il relativo abbandono di quest'area. Castello Conti invece, insieme a qualche altra piccola azienda, ha tenuto duro, ed oggi se riusciamo a sperare in una rinascita di questa denominazione è anche grazie a loro.

Abbiamo tenuto una mini verticale di tre annate di Castello Conti.....2004 etichettato "il rosso delle donne".... 1990, 1985 etichettate "Castello Conti". Vi proponiamo le nostre impressioni:

        
   
Boca Il rosso delle donne 2004 - nasce da un'annata equilibrata e di pregio. È la prima vendemmia seguita personalmente da Elena in tutte le sue fasi. Il vino si presenta di color rosso granato dalle belle trasparenze e di ottima luminosità. Il naso apre su note di goudron che si fondono a profumi di frutti rossi , come lampone e ribes. La mineralita' tipica del territorio di Boca si percepisce insieme alla scorza d'arancia. In bocca si presenta fresco, grazie alla grande acidità ed al giusto tannino. Il corpo è leggiadro rendendo la beva assai piacevole. Di buona persistenza retrolfattiva. Gradevole!! ***
                    
Boca Castello Conti 1990 - figlio di una grande annata, troviamo un vino che già all'esame visivo stupisce per il colore ancora vivo e di grande luminosità. Al naso si percepisce una notevole complessità aromatica; apre su intense note di ciliegia sotto spirito, prugna, fico evolve con l'agrume, per poi scatenare profumi speziati di pepe nero e chiodi di garofano su tutti. Escono anche profumi terziari come caffè, cuoio, caramella mou. Corpo superiore rispetto a 2004, anche questo '90 sprigiona grande freschezza al palato. Un vino maturo ma ancora di grande soddisfazione, ed equilibrio; inoltre di ottima persistenza retrolfattiva. Notevole!!! ***+

                          
                       

     Boca Castello Conti 1985 - anche questo vino nasce da una delle migliori annate del secolo scorso, in certi casi anche superiore al 1990...,che vino!! che annata!! 28 anni e non sentirli...visivamente è di un bel color rubino che vira sul granato con leggeri riflessi aranciati sull'unghia.   
Il naso è sontuoso, grazie ad una serie di profumi che ora descriveremo. Ma che nel corso della serata hanno continuato a susseguirsi e a cambiare, rendendo la degustazione molto dinamica. Il naso ancora molto fresco apre con frutti rossi maturi ed una nota minerale molto tipica, quasi ematica, un bel floreale come viola appassita; evolve su note balsamiche e speziate, per poi aprirsi sui terziari come tabacco e cuoio, sottobosco ed un leggero e piacevole goudron di sottofondo. La struttura è superiore alle altre due annate, rendendo così il sorso pieno e soddisfacente, sempre ben supportato da una buona acidità ed un tannino vellutato, troviamo un equilibrio perfetto che insieme ad una persistenza retrolfattiva infinita lo lancia nell'olimpo dei grandi vini...Eccezionale!!!!****+

                        
     

"Una storia, come tante altre legate al vino, fatta sì di fatica, ma anche di coraggio e di pazienza e soprattutto di grande amore. Un amore rintracciabile nella difesa della propria specificità, nel rispetto della terra, dei valori necessari a custodirla e dei tempi lenti, necessari per produrre un vino di lunga durata.
Migliorare perseguendo la produzione di un vino pregiato, è il nostro ringraziamento verso chi ci ha preceduto, in primis i nostri genitori."

(fonte Elena, Anna e Paola Conti)

Ringraziamo Castello Conti per averci fornito queste rare bottiglie, ma sopratutto per le emozioni che i loro vini sono riusciti a regalarci.....

sabato 29 novembre 2014

Tabella rapida abbinamenti

Vino
Cibo
Spumanti secchi
(Franciacorta Talento, Oltrepò pavese metodo classico, Trento DOC metodo classico )
Champagne brut o extra brut
       Aperitivi
       Frutti di mare saporiti crudi, crostacei lessati, pesci magri lessati, insalate di mare.
       Salmone affumicato
       A tutto pasto.
Bianchi secchi, freschi e fruttati
Bianchi leggeri e poco profumati
Gavi, Soave, Pinot, Verdicchio, Arneis, Riesling
       In alternativa allo spumante con frutti di mare crudi o lessati, piccoli crostacei lessati, Insalate di mare.
       Minestre di verdura o paste e risotti con sughi di verdure delicati e non aromatici e sughi leggeri a base di pesce e crostacei.
Bianchi profumati e aromatici, da affinamento
Sauvignon blanc, Sylvaner Alto Adige, Vernaccia di San Gimignano, Torgiano bianco, Traminer, Müller Thurgau, Chardonnay
       Salumi affettati
       Pasta e riso con sughi aromatici di verdura (es. pesto) o funghi o tartufi.
       Uova, Frittate
       Grossi crostacei
       Frutti di mare
       Pesci medio grassi al forno o in umido
       Formaggi caprini freschi
Bianchi affinati in barrique
Chardonnay, Viognier
       Patè, terrine e piatti freddi di cacciagione (aspic).
       Pesci magri o semigrassi arrosto o alla griglia (trota, rombo, pesce spada,..)
Rosati
Cerasuolo d'Abruzzo, Chiaretto del Garda, Lagrein rosato, Rosato del Salento
       Salumi affettati dal sapore delicato (culatello, prosciutto crudo, coppa)
       Paste gratinate o ripiene
       Tortellini in brodo di carne
       Pollame e carni bianche in preparazioni aromatiche
       Formaggi freschi
Rossi giovani e di buona freschezza
Barbera, Bardolino, Cabernet, Dolcetto, Grignolino, Valpolicella, Lambrusco, Chianti, Refosco
       Minestre e zuppe saporite (cipolla, legumi)
       Tortellini in brodo di carne
       Carni bianche e pollame in umidi aromatici
       Carni rosse alla griglia
       Pesci grassi
       Zuppe di pesce aromatiche
       Formaggi di media stagionatura
Rossi corposi e invecchiati
Barbaresco, Barolo, Valtellina superiore, Brunello di Montalcino, Vino nobile di Montepulciano, Amarone della Valpolicella, Torgiano Rosso, Sagrantino secco di Montefalco
       Carni rosse o cacciagione in umidi, stracotti o stufati
       Arrosti di selvaggina da pelo
       Formaggi stagionati
Vini spumanti dolci o aromatici
Asti Spumante, Moscato, Brachetto, Cartizze
       Dolci al cucchiaio
       Torte leggere, Crostate, Bavaresi
       Macedonie di frutta
       Panettone, Pandoro
Vini passiti o liquorosi
Malvasia siciliana, Passito di Pantelleria, Passito di Caluso, Sagrantino di Montefalco passito, Sauternes, Tokaj Aszù, Muffati, ecc.
Marsala, Porto.
       Dolci farciti al cioccolato
       Pasticceria secca
       Crostate
       Torrone, Marzapane
       Formaggi erborinati piccanti
Vini dolci e profumati
Ramandolo, Aleatico
       Torte alla crema o alla frutta fresca

mercoledì 26 novembre 2014

L'abbinamento del vino con il cibo

Accostare il giusto vino ai piatti serviti in tavola, coinvolge le nostre capacità, la nostra sensibilità, il nostro legame con il territorio. 
Nel regno del gusto, è vero, non esistono regole troppo fisse, ma alcuni riferimenti possiamo seguirli. L'importante è decifrare i componenti del sapore del cibo per capire cosa valorizzare e cosa compensare con l'aiuto del vino.


Dolce, amaro, salato, acido, piccante e sensazioni speziate si combinano in maniera diversa in ogni piatto. Una volta stabiliti i sapori dominanti si può procedere a scegliere un vino che li valorizzi o attenui, con componenti simili o opposte. Per raggiungere un buon risultato finale è fondamentale l'equilibrio, quindi un piatto delicato andrà abbinato ad un vino delicato, mentre un piatto dai sapori forti dovrà essere abbinato ad un vino "deciso". Mentre mangiamo lo stesso cibo, per effetto dell'assuefazione delle papille gustative, diminuisce l'apprezzamento per quel cibo; il vino gioca allora un ruolo molto importante: pulendo la bocca e combinandosi armonicamente con il cibo, ce ne fa apprezzare ogni boccone come se fosse il primo.

GLI ABBINAMENTI DI BASE
Il mondo del gusto è certamente vasto e complesso, anche grazie alla progressiva evoluzione di mescolanza di culture e piatti multietnici. Non è possibile quindi, nè corretto, definire regole troppo rigide.
Poichè le sostanze che compongono i cibi e quelle presenti nel vino, interagiscono con gli organi del gusto, è possibile esplorare e ricercare l'accordo ideale.
Lo scopo dell'abbinamento cibo-vino è proprio quello di raggiungere una perfetta armonia tra tutte le sensazioni percepite durante la degustazione.
Un criterio in generale sicuro è abbinare un vino ad un piatto per similitudine, o concordanza, in tutti i casi tranne in prevalenza di grassezza, dove si cercherà una contrapposizione di sensazioni. Nella contrapposizione si cercherà una pari intensità fra le sensazioni del vino, che dovranno avere un effetto opposto a quelle del cibo. Nel caso dell’abbinamento per concordanza, alla caratteristica presente nel cibo dovrà corrisponderne una identica nel vino.
Se un piatto ha allora una spiccata componente untuosa, grassa, si cerca di compensarla con un vino in grado di pulire bene la bocca.  Il grasso presente nell'alimento e l'untuosità data dal condimento aggiunto riducono la sensibilità delle papille gustative. Il vino dovrà avere un potere sgrassante, astringente, che possa ripulire il palato. Le componenti di un vino che assicurano questo effetto sono i tannini dei vini rossi, l'acidità,  l'effervescenza. Un classico accostamento regionale è infatti il lambrusco secco con il cotechino.
Ad un piatto con prevalenza acida va invece abbinato un vino bianco morbido, di buona acidità, per compensare l'aggressività del piatto. Comunque se il piatto fosse eccessivamente acido o sapido, allora sarebbe meglio evitare l'abbinamento con ogni vino, che risulterebbe sempre piatto.
Cibi dai sapori persistenti vanno accompagnati a vini con buona persistenza. Al grana o al parmigiano reggiano si dovrebbe quindi associare un grande vino rosso invecchiato.
A un cibo speziato/aromatico/piccante va abbinato un vino dall'aroma molto intenso, con componenti aromatiche, e di buona morbidezza.
Per una pietanza con un sugo concentrato da una lunga cottura, il vino adatto sarà affinato da un lungo invecchiamento. Ad esempio un brasato si dovrà accompagnare con un rosso ben invecchiato. Analoga alla lunga cottura è la stagionatura di formaggi e salumi, che richiederanno anche loro stesso tipo di vino. Lunga cottura e stagionatura conferiscono complessità e consistenza aromatica ad un cibo, così solo un vino invecchiato avrà l'adeguata complessità gustativa.
Con pasta, riso e paste sfoglie, l'abbinamento andrà associato al condimento, al ripieno o alla salsa.
Le verdure crude e la frutta fresca, in generale, non  amano l'abbinamento con il vino, risultando in un gusto metallico scarsamente gradevole.
Infine, per i dessert, la regola di abbinamento vincente sarà ancora quella della similitudine : un vino amabile è l'ideale accompagnamento. Abbinando un cibo dolce ad un vino secco, non si avrà una buona armonia tra i sapori.

domenica 23 novembre 2014

La Grotta degli Spumanti Pedrotti - Nomi (TN)



Nel piccolo centro medioevale di Nomi, nei pressi di Rovereto (TN), si trova un ambiente unico e molto suggestivo.......la Grotta degli Spumanti......di proprietà della famiglia Pedrotti. Questa Grotta, circa cento anni fa, fu ampliata dall'Impero Austroungarico durante il primo conflitto mondiale per ospitare gli alti comandi militari, mentre durante la seconda guerra mondiale venne utilizzata dalla popolazione locale come rifugio antiaereo. Qualche decennio dopo venne acquistata dalla famiglia Pedrotti e trasformata in un ambiente di grande suggestione, utilizzato per la maturazione e la degustazione dei loro spumanti Trentodoc. E' un locale ideale per le lavorazioni fondamentali, atte a creare un grande metodo classico: le temperature interne rimangono costanti tutto l'anno, attestandosi sui 13 gradi e l'ambiente è lontano da luce e rumore. In questo contesto si ottengono dei Trentodoc di grande finezza nella grana delle bollicine, unite ad un lento ed intenso perlage....prerogative essenziali di un grande prodotto.


I Pedrotti sono un marchio storico dell'enologia Trentina, dato che si dedicano alla produzione di vini dal 1901. Ma è dal 1978, quando Paolo ha acquistato la "grotta", che è iniziata la produzione di Metodo Classico. Nel 2008, con l'arrivo in azienda delle figlie di Paolo, Donatella e Chiara, si è voluto ridare uno spirito di giovane imprenditorialità ad uno storico marchio. 


Lo Chardonnay per il Trentodoc è il vitigno principe ed i Pedrotti vogliono valorizzare la sua eleganza in tutti i loro spumanti, lasciando al Pinot Nero solo piccole percentuali. Lo possiamo percepire negli assaggi, già dal prodotto d'ingresso, in cui si utilizza un 100% Chardonnay, per proseguire con il millesimato e le Riserve, con 90% Chardonnay e 10% Pinot Nero. Viene proposta anche la versione Rose' che  prevede addirittura un 75% Chardonnay e 25% Pinot Nero (30 mesi di permanenza sui lieviti), perdendo un po' in struttura a favore di una grande piacevolezza di beva. La permanenza minima sui lieviti dei Trentodoc Pedrotti passa dai 20 mesi del loro prodotto d'ingresso, il Bouquet; si attesta a 40 mesi circa per il millesimato ed arriva a 5 anni con  la Riserva 111 e a 12 anni con la Riserva 12. Quindi tutti ben oltre le indicazioni del disciplinare Trentodoc, che impone minimo 15 mesi, mentre sale a minimo 36 mesi per le Riserve.


Oggi però vorrei focalizzare l'attenzione sulla Riserva 12.  Nasce da uve accuratamente selezionate ed il vino base non fa alcun passaggio in legno. Si ottiene un metodo classico di un bel giallo paglierino brillante, di grande luminosità. Il perlage risulta molto fine, è di buona persistenza ed accarezza il palato con estrema delicatezza. Al naso si presenta intenso nei profumi e di grande complessità aromatica, offrendo spunti minerali tipici del territorio, uniti a note di frutta esotica essiccata come mango, ananas e papaya. Si percepiscono anche miele e cioccolato bianco, uniti a una lieve nota burrosa, tipica del vitigno. Poi in successione frutta e fiori secchi. In bocca sprigiona grande freschezza, data da una vibrante acidità ed una pregevole sapidità, bilanciate da una buona morbidezza, un giusto tenore alcolico e una discreta struttura. Un metodo classico molto seducente ed elegante, dalla buona bevibilità, accompagnato da una lunga persistenza retrolfattiva, che conferma le piacevoli ed intriganti note percepite all'olfatto.


Riserva 12 anni promossa a pieni voti!!! Sicuramente un metodo classico di nicchia e di difficile reperibilità, vista la limitata quantità prodotta (circa 2000 bottiglie). Un motivo in più, però, per far visita ai Pedrotti, nello splendido scenario della Grotta, dove è possibile degustare la loro gamma di Trentodoc ed acquistare le bottiglie preferite.



sabato 15 novembre 2014

Valcalepio


‘Bergamo, dal punto di vista agricolo, era una città produttrice di vino. Quasi quattro quinti dellesuperfici trattate fino alla fine del XI secolo erano vigneti. […] Anche nei dintorni immediati dellacittà, nel suburbium, c’erano più vigneti che nella media: quasi un terzo della campagna serviva alla produzione del vino.’
Janut, J., Bergamo 568-1098.

Il Valcalepio ha rappresentato sicuramente la rinascita dell'enologia in terra bergamasca.
Mentre negli anni dell'industrializzazione selvaggia, l'abbandono dei terreni collinari sembrava inarrestabile, verso la metà degli anni settanta si trovavano le forze per porre le prime basi per una nuova, grande, avventura del vino del Colleoni.
Il fulcro di questo progetto è stato rappresentato dalla Cantina Sociale Bergamasca che, in quegli anni, ha iniziato una nutrita serie di vinificazioni sperimentali con vitigni autoctoni e vitigni migliorativi, fino ad arrivare alla scelta di due tipologie per le quali richiedere la doc.

Data fondamentale per i viticoltori bergamaschi il 1976, anno in cui si ottenne il decreto che sanciva ufficialmente la denominazione di origine controllata Valcalepio nelle due tipologie: rosso e bianco.
Per quell'epoca la scelta era decisamente coraggiosa: il rosso univa due vitigni importanti, Merlot e Cabernet, mentre per il bianco veniva codificato l'impiego di Pinot bianco e Pinot grigio. La struttura agricola nella bergamasca era in decisa evoluzione: si passava dalla mezzadria alla conduzione diretta e tante piccole realtà produttive emergevano e si affermavano in un contesto del consumo del vino in rapida evoluzione.

VALCALEPIO ROSSO
Estratto da disciplinare:
la denominazione di origine controllata “Valcalepio” è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti aventi, in ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:
“Valcalepio” rosso, Cabernet Sauvignon dal 25 al 60%, Merlot dal 40 al 75%
Il vino a D.O.C. “Valcalepio” rosso prima dell’immissione al consumo deve subire un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 1 anno, di cui almeno tre mesi in botti di legno a decorrere dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve.
Il vino a D.O.C “Valcalepio” rosso, sottoposto ad un invecchiamento minimo di 3 anni, di cui almeno 1 in botti di rovere, a partire dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve, può portare in etichetta la menzione “riserva”.

Il produttore: CASTELLO DEGLI ANGELI
Il castello medioevale di S. Stefano degli Angeli, eretto sullo sperone collinare di Carobbio, domina la pianura.

Atti risalenti all'anno 1039 ne documentano l'esistenza prima come proprietà dei Grumelli e poi della famiglia ghibellina dei Lanzi. Dopo l’espansione di Venezia sul territorio bergamasco, Riccardo Lanzi nel 1472 donò il castello e l’annessa chiesa di Santa Maria all’ordine dei Carmelitani.
I monaci nel 1475 vi fondarono e ressero un convento, sino alla sua soppressione nel 1770.
Divenuto dimora di villeggiatura dei Sonzogni, il complesso fu oggetto di adattamenti trasformando la sagrestia in cappella privata, affrescata da Federico Ferrari e da Bernardo Brignoli e con la decorazione di un Salottino ad opera di Giovan Battista Salvatoni.
In seguito, il castello fu proprietà di diverse famiglie, fino al 1923, quando divenne proprietà della marchesa D’Arcais Valverde, attraverso una parentela con i Vimercati Sozzi. In epoca successiva il complesso fu della famiglia Zanchi.

Il recente restauro, a cura dell’attuale proprietario, ha recuperato e valorizzato le strutture medioevali, tutte in muratura di pietre squadrate, la cinta esterna, il portale archiacuto d’ingresso, il chiostro conventuale e i resti del mastio, la parte della fortificazione più antica.

I VINI



BARBARICCIA 2001
Ottenuto dall'assemblaggio di Cabernet Sauvignon per il 60% e Merlot per il restante 40%. L’uva, al giusto grado di maturazione e in seguito a molteplici campionamenti degli acini che assicurano il raggiungimento dell’equilibrio tra contenuto zuccherino e acidità del mosto, viene raccolta
manualmente e depositata in piccole cassette dalla capienza di 10 Kg. Trasportata in cantina viene subito riversata nella pigiadiraspatrice per la completa separazione degli  acini dal raspo e da eventuali foglie.
Il pigiato, riversato in vasche d’acciaio, è soggetto a fermentazione alcolica per 20 giorni. Durante la macerazione delle bucce nel mosto, ripetuti rimontagli e follature del cappello, garantiscono il rimescolio  della massa e quindi l’eccellente fermentazione. Nel torchio segue la separazione di mosto, bucce e raspi mediante pressione e il succo ottenuto viene  trasferito in piccole botti di legno, nuove e di primo passaggio, in cui invecchia per circa 20 mesi. Durante tale periodo viene travasato ogni sei mesi per separare l’eventuale fondo sedimentato. Trascorso il periodo dell’invecchiamento il vino viene riassemblato dalle botti in vasca d’acciaio e infine  imbottigliato.
Il vino ottenuto riposa in bottiglia per almeno 12 mesi prima di essere proposto al consumo.
Note di degustazione
Colore rosso rubino con riflessi granata. Nonostante i 13 anni in bottiglia, si è mostrato subito molto pulito al naso, carico di sentori speziati,  frutta rossa matura, note terziarie di tabacco, cuoio e cacao, con sfumature balsamiche e di erbe aromatiche. Tannini molto morbidi, discreta acidità, grande persistenza. Purtroppo la temperatura di servizio troppo alta ha accentuato la nota alcolica.

AMEDEO 2003
Ottenuto dall’assemblaggio di due vitigni, Merlot 55% Cabernet Sauvignon 45%. Analoga produzione del Barbariccia, ma riposa in bottiglia per almeno 8 mesi prima di essere proposto al consumo.
Note di degustazione
Colore rosso rubino, con riflessi granata. Molto intenso al naso, con note di frutta rossa matura, balsamiche, terziarie di mandorla e liquirizia. Giustamente tannico, di buona acidità, ottima persistenza.