sabato 15 novembre 2014

Valcalepio


‘Bergamo, dal punto di vista agricolo, era una città produttrice di vino. Quasi quattro quinti dellesuperfici trattate fino alla fine del XI secolo erano vigneti. […] Anche nei dintorni immediati dellacittà, nel suburbium, c’erano più vigneti che nella media: quasi un terzo della campagna serviva alla produzione del vino.’
Janut, J., Bergamo 568-1098.

Il Valcalepio ha rappresentato sicuramente la rinascita dell'enologia in terra bergamasca.
Mentre negli anni dell'industrializzazione selvaggia, l'abbandono dei terreni collinari sembrava inarrestabile, verso la metà degli anni settanta si trovavano le forze per porre le prime basi per una nuova, grande, avventura del vino del Colleoni.
Il fulcro di questo progetto è stato rappresentato dalla Cantina Sociale Bergamasca che, in quegli anni, ha iniziato una nutrita serie di vinificazioni sperimentali con vitigni autoctoni e vitigni migliorativi, fino ad arrivare alla scelta di due tipologie per le quali richiedere la doc.

Data fondamentale per i viticoltori bergamaschi il 1976, anno in cui si ottenne il decreto che sanciva ufficialmente la denominazione di origine controllata Valcalepio nelle due tipologie: rosso e bianco.
Per quell'epoca la scelta era decisamente coraggiosa: il rosso univa due vitigni importanti, Merlot e Cabernet, mentre per il bianco veniva codificato l'impiego di Pinot bianco e Pinot grigio. La struttura agricola nella bergamasca era in decisa evoluzione: si passava dalla mezzadria alla conduzione diretta e tante piccole realtà produttive emergevano e si affermavano in un contesto del consumo del vino in rapida evoluzione.

VALCALEPIO ROSSO
Estratto da disciplinare:
la denominazione di origine controllata “Valcalepio” è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti aventi, in ambito aziendale, la seguente composizione ampelografica:
“Valcalepio” rosso, Cabernet Sauvignon dal 25 al 60%, Merlot dal 40 al 75%
Il vino a D.O.C. “Valcalepio” rosso prima dell’immissione al consumo deve subire un periodo di invecchiamento obbligatorio di almeno 1 anno, di cui almeno tre mesi in botti di legno a decorrere dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve.
Il vino a D.O.C “Valcalepio” rosso, sottoposto ad un invecchiamento minimo di 3 anni, di cui almeno 1 in botti di rovere, a partire dal 1° novembre dell’anno di produzione delle uve, può portare in etichetta la menzione “riserva”.

Il produttore: CASTELLO DEGLI ANGELI
Il castello medioevale di S. Stefano degli Angeli, eretto sullo sperone collinare di Carobbio, domina la pianura.

Atti risalenti all'anno 1039 ne documentano l'esistenza prima come proprietà dei Grumelli e poi della famiglia ghibellina dei Lanzi. Dopo l’espansione di Venezia sul territorio bergamasco, Riccardo Lanzi nel 1472 donò il castello e l’annessa chiesa di Santa Maria all’ordine dei Carmelitani.
I monaci nel 1475 vi fondarono e ressero un convento, sino alla sua soppressione nel 1770.
Divenuto dimora di villeggiatura dei Sonzogni, il complesso fu oggetto di adattamenti trasformando la sagrestia in cappella privata, affrescata da Federico Ferrari e da Bernardo Brignoli e con la decorazione di un Salottino ad opera di Giovan Battista Salvatoni.
In seguito, il castello fu proprietà di diverse famiglie, fino al 1923, quando divenne proprietà della marchesa D’Arcais Valverde, attraverso una parentela con i Vimercati Sozzi. In epoca successiva il complesso fu della famiglia Zanchi.

Il recente restauro, a cura dell’attuale proprietario, ha recuperato e valorizzato le strutture medioevali, tutte in muratura di pietre squadrate, la cinta esterna, il portale archiacuto d’ingresso, il chiostro conventuale e i resti del mastio, la parte della fortificazione più antica.

I VINI



BARBARICCIA 2001
Ottenuto dall'assemblaggio di Cabernet Sauvignon per il 60% e Merlot per il restante 40%. L’uva, al giusto grado di maturazione e in seguito a molteplici campionamenti degli acini che assicurano il raggiungimento dell’equilibrio tra contenuto zuccherino e acidità del mosto, viene raccolta
manualmente e depositata in piccole cassette dalla capienza di 10 Kg. Trasportata in cantina viene subito riversata nella pigiadiraspatrice per la completa separazione degli  acini dal raspo e da eventuali foglie.
Il pigiato, riversato in vasche d’acciaio, è soggetto a fermentazione alcolica per 20 giorni. Durante la macerazione delle bucce nel mosto, ripetuti rimontagli e follature del cappello, garantiscono il rimescolio  della massa e quindi l’eccellente fermentazione. Nel torchio segue la separazione di mosto, bucce e raspi mediante pressione e il succo ottenuto viene  trasferito in piccole botti di legno, nuove e di primo passaggio, in cui invecchia per circa 20 mesi. Durante tale periodo viene travasato ogni sei mesi per separare l’eventuale fondo sedimentato. Trascorso il periodo dell’invecchiamento il vino viene riassemblato dalle botti in vasca d’acciaio e infine  imbottigliato.
Il vino ottenuto riposa in bottiglia per almeno 12 mesi prima di essere proposto al consumo.
Note di degustazione
Colore rosso rubino con riflessi granata. Nonostante i 13 anni in bottiglia, si è mostrato subito molto pulito al naso, carico di sentori speziati,  frutta rossa matura, note terziarie di tabacco, cuoio e cacao, con sfumature balsamiche e di erbe aromatiche. Tannini molto morbidi, discreta acidità, grande persistenza. Purtroppo la temperatura di servizio troppo alta ha accentuato la nota alcolica.

AMEDEO 2003
Ottenuto dall’assemblaggio di due vitigni, Merlot 55% Cabernet Sauvignon 45%. Analoga produzione del Barbariccia, ma riposa in bottiglia per almeno 8 mesi prima di essere proposto al consumo.
Note di degustazione
Colore rosso rubino, con riflessi granata. Molto intenso al naso, con note di frutta rossa matura, balsamiche, terziarie di mandorla e liquirizia. Giustamente tannico, di buona acidità, ottima persistenza.

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